Con saluti cristiani,
Domenico Pizzuti ci invia una riflessione con interrogativi a partire da visite della Madonna di Fatima a Napoli.
Cristianesimo o “marianesimo”? Interrogativi laici
di Domenico Pizzuti
C’è una febbre mariana in città nel mese di giugno al di là di quello tradizionale di maggio. Sui muri e poi in un sito web leggo l’ampio programma di manifestazioni religiose promosse da domenica 16 giugno per l’accoglienza di una statua della Vergine di Fatima e delle reliquie dei tre pastorelli Francesco, Giacinto e Lucia, in occasione dei quattrocento anni dalla fondazione della Basilica pontificia di S. Maria degli angeli a Pizzofalcone. Per sette giorni, a partire da diventerà meta di pellegrinaggi mariani da parte dei fedeli delle parrocchie della zona. Una simile settimana mariana, con la visita di una icona della Madonna di Fatima, si è appena conclusa nella parrocchia del rione Don Guanella guidata dai religiosi dell’omonima congregazione. Si può pensare che il simulacro mariano onorato nel rione Don Guanella si trasferisca oggi in quel di Pizzofalcone per solenni celebrazioni. Una Madonna viaggiante per le chiese, le strade e le piazze del centro e della periferia napoletana in questo inizio di calda estate, con i problemi che attanagliano famiglie e giovani per la scarsità di opportunità di lavoro e le istituzioni di welfare “che non sono un lusso” e vantano da anni dal Comune partenopeo crediti per i servizi sociali intrapresi.
Questi ritorni di culti mariani non sono solo un fatto religioso, se non altro perché invadono spazi pubblici per processioni e pellegrinaggi, e meritano qualche riflessione per comprendere un fenomeno che attira folle di fedeli. Come è stato nei decenni precedenti osservato da sociologi del fenomeno religioso per i viaggi in vari paesi del beato Giovanni Paolo II che per il carisma riconosciuto si presentava ed appariva come risolutore simbolico della crisi delle popolazioni visitate, si può pensare che in queste visite simboliche della Madre di Dio, sotto il Vesuvio, si manifesti “Madonna della speranza” - come nella nostra Rettoria di “S. Maria della Speranza” di Scampia – per tante donne ed anziani che a Lei si rivolgono con fiducia. Un momento di oasi per tante e tanti nella consapevolezza di aver una “Madre”, una sorella, una amica, nei problemi assillanti della vita quotidiana in una società che non si rivela “amica” ed istituzioni lontane e lenti. E’ pura consolazione si dirà, ma certo questo mondo celeste - comunque inteso - si rivela più amico di quello terreno. Un’interpretazione antropologica di questa diffuso culto mariano nel Mezzogiorno si ritrova in studi storico-religiosi di Giuseppe Galasso, secondo il quale questo culto alla Madre “addolcirebbe” il severo culto al Figlio crocifisso.
Altre domandano premono a noi intellettuali , che una devota amica qualifica come il sottoscritto poco “mariani”. La prima riguarda in generale la costruzione sociale della realtà o le strategie e campagne intraprese nel corso della storia da agenzie sociali e religiose per mobilitare cittadini e fedeli, ne consegue la storicità di pratiche e devozioni per rispondere a bisogni religiosi e social, come negli anni cinquanta la Madonna pellegrina mobilitata contro il comunismo ateo. E possono opportunamente cambiare. Nel contesto dell’anno della fede, promosso da Benedetto XVI, le strategie religiose dovrebbero essere finalizzate primariamente ad un sostegno anche culturale della fede cristiana in Italia ed in Europa, non dandola per scontata. Si rivela, a nostro avviso, in questi programmi di manifestazioni mariane una scarsa creatività, perché ritornano per le varie categorie di persone o comunità cristiane convocate gli stessi moduli religiosi (processioni con banda o meno, rosario, adorazione eucaristica., S. Messa) tradizionali o aggiornati, Per non dire dell’assenza di tematiche sociali o esplicitamente di approfondimento teologico. In secondo luogo, una seconda domanda ci preme da tempo? Questo accentuato culto mariano in strati di fedeli, specialmente femminili: ha contribuito alla promozione della dignità della donna in questi decenni? Riteniamo che a suo modo abbia dato un contributo a rafforzare nei rapporti familiari e sociali la dignità intangibile di ogni donna. Anzi trova in questo rapporto con il “mondo celeste”, mediato dalla donna “Madre di Dio” secondo la definizione cattolica, un fondamento ed un presidio della dignità femminile certo da riconoscere e promuovere nella vita della Chiesa e delle varie comunità cristiane. E’ o no secondo la pagina biblica creazione come l’uomo a immagine di Dio?
Di fronte ad accentuate manifestazioni di devozione mariana non solo nell’area napoletana, le cui principali festività sono riconosciute e celebrate dalla liturgia cattolica, si può formulare l’interrogativo: ci troviamo di fronte ad un cristianesimo e/o “marianesimo” (ci si perdoni l’introduzione di questo vocabolo) meridionale? In occasione della celebrazione della solennità del Corpus Domini nella Villa Comunale, ad una mia provocatoria domanda: “a Maronna t’accumpagn’” o secondo una mia proposta “La benedizione del Signore t’accompagni”, il Card. Crescenzio Sepe dopo un attimo di riflessione esclama: “Sono così uniti”. Amen
Napoli 14 giugno 2013